Con il coronavirus ci si trova in difficoltà a gestire i servizi cimiteriali.
I morti per malattie infettive vanno messi in casse di zinco, ma siamo costretti a cremare, e i crematori che possono cremare casse in zinco non sono molti e quelli che ci sono sono intasati: cosa si può fare?
Prima di tutto bisogna accertarsi che il defunto non fosse contrario alla cremazione; se non avesse lasciato disposizioni scritte, si chieda ai famigliari più prossimi per parentela.
Si ricorda che nei piani regolatori cimiteriali dovrebbe essere previsto uno spazio pari al fabbisogno del 50% delle sepolture in terra di 10 anni in più come riserva in caso di epidemie, per cui in teoria spazio ce ne dovrebbe essere sempre.
Comunque: la procedura prevede che il cadavere, una volta accertata la morte, è direttamente avvolto in un “Sudario”, imbevuto di forte sostanza antisettica e disinfettante, quindi viene direttamente sistemato nel feretro, da saldare quanto prima.
Il regolamento statale di polizia mortuaria, per il trasporto di cadaveri portatori di morbo infettivo diffusivo, prevede che:
– il defunto sia deposto e sigillato nella doppia cassa di cui all’art. 30 D.P.R. n. 285/1990;
– per doppia cassa s’intende o quella solita di legno e zinco o quella di solo legno foderata e chiusa internamente da un dispositivo plastico ad effetto impermeabilizzante che, appunto, sostituisce la lamiera di zinco. Quest’ultima soluzione, senz’altro più pratica, è percorribile solo se l’infetto è destinato a cremazione, e questa è proprio la soluzione, ovvero in caso di cremazione, al posto della cassa in zinco si usa un “sacco” impermeabile che permette di indirizzare il feretro anche verso crematori che non possono cremare casse in zinco.
– un morto per malattie infettive diffusive va sepolto in cassa di legno e zinco sia se tumulato che se inumato, e in questo ultimo caso non si devono creare aperture nella cassa in zinco come si farebbe nel caso di inumazione di resti provenienti da estumulazioni.